mercoledì 16 luglio 2014

Devendra Banhart , una sola faccia per diversi volti. Il cantautore statunitense ritorna a Modena con i suoi nuovi disegni.

Amato, criticato, battezzato nel 2000 come  l’astro nascente del  songwriting USA , Devendra Banhart è soprattutto un artista.
Ritorna a Modena con una mostra dei sui nuovi lavori alla Galleria Mazzoli che lo vedrà presente sabato 19 luglio all’inaugurazione.


 Un fascino carismatico e accentratore che lo ha portato sulle copertine di mezzo mondo. Asceta, hippy, freak,  sono solo etichette, parole per definire qualcosa di “sfuggente” non costretto all’interno di un perimetro.  Dagli esordi musicali con il produttore Michael Gira degli Swans e le “asciutte” ballate folk,  molto è cambiato negli anni nel sound di Devendra Banhart, con una eccezione, la talentuosa versatilità del creativo che imprime in ogni album e nei suoi disegni.

Banhart è stato il primo artista a progettare una t-shirt per il Yellow Bird Project , nel 2006.


Inarrestabile, eclettico e curioso non può certo essere definito un uomo che sta con “le mani in mano”,  come lui stesso dichiara in una vecchia  intervista  a Daniel Blumin per WNYU , quando inizia a suonare musica inizia a disegnare (ha frequentato l’Art Institute di San Francisco), “tutto scaturisce da una fonte…una scintilla…può essere un suono o un’immagine…  viene… si rivela in una canzone, in un disegno o in entrambi”  e la cosa peggiore che possa accadergli e non trovare in giro una penna o un registratore o  della carta.

Dai disegni realizzati per le copertine dei suoi album alla mostra ABSTRACT RHYTHMS Paul Klee and Devendra Banhart al MOMA di San Francisco, il passaggio è stato rapido.
Disegni intricati, ironici e minimali, fogli strappati a un blocknotes, macchie di colore indisciplinate, vertigini d’inchiostro, esotici animali vibranti, enigmi visivi. Minuziosi tratti, qualcosa di perduto o sfocato nel ricordo, qualcosa da imprimere rapido mentre si cammina, passaggi nella memoria, frammenti.

I suoi lavori sono stati esposti nelle gallerie di tutto il mondo,  il Centre for Fine Arts di Bruxelles,  la Art Basel Contemporary Art Fair di Miami la ARCOmadrid in Spagna,  la Galleria Andrew Roth a New York, va ricordata anche la sua presenza al  MOCA "The Artist's Museum" che mette in mostra le opere di importanti artisti di Los Angeles degli ultimi 30 anni, in Italia alla Galleria Mazzoli di Modena.



Ed è a Modena in via Nazario Sauro, in mostra i nuovi lavori, che sabato 19 Banhart  ci racconterà di questo nuovo percorso, delle esplorazioni e delle prospettive impresse nello sguardo mentre attraversa luoghi ed emozioni.
Perché Banhart è un viaggiatore, con addosso tutti gli odori del viaggio. Nato in Texas, cresciuto in Venezuela, trasferito in California, vissuto tra Los Angeles e San Francisco, trasferito a Parigi, impastato d’inglese e spagnolo.

Un uomo libero che continua a sperimentare. Anche la sua musica è un caleidoscopio di sonorità, soul, funk, gospel , reggae, psichedelia, strumenti vintage, arpeggi, cori  e poesia si fondono,  l’ironia e la tensione  convivono in tutti i suoi lavori. Brani come “Won’t You Come Over” o “Feel  just like a child”  s’intrecciano allo stile Bollywood di "Carmensita" ( protagonista del video l'attrice Natalie Portman) o al canzonatorio reggae di "Foolin” e anche santa Ildegarda di Bingen  (date un'occhiatina alla sua biografia) potrebbe lasciare la vita monastica per diventare una vee-jay nel brano “Für Hildegard Von Bingen” dedicato appunto alla santa medievale Ildegarda, musicista, compositrice, filosofa, consigliera politica, poetessa (una scelta forse non casuale quella sull’anticonformista mistica benedettina).

Skateboarder ======= appassionato, collezionista di reperti musicali ha collaborato con numerosi musicisti tra cui Vetiver,  Vashti Bunyan, Antony and the Johnsons, CocoRosie, Marisa Monte e Rodrigo Amarante, si è esibito  con Cateano Veloso e Gilberto Gil.

Ha scritto  l'introduzione a una raccolta di poesie di Kenneth Patchen  e ancora…  ancora  ci sarà… non sappiamo, abbiamo il caleidoscopio, ma non la palla di cristallo!


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