lunedì 8 settembre 2014

È così raro parlare.

Tra alcune settimane rivedrò un amico. Chiamo così le persone con cui parlo. 

Photo DR

Conosco poco la sua casa e non so da quale lato del letto ama dormire. So che gli piace la marmellata d’arance e anche la torta di fichi. Lo so perché un giorno gliele ho portate e mi ha detto che erano davvero buone. 
Da ragazzo andava nella stessa bottega dove io, passando casualmente, le ho comprate. Mi piacciono le vecchie vetrine. 


Pochi oggetti, pochi colori, cose dal sapore buono. Sono entrata. Così so un’altra cosa di lui. Non so se ha mai avuto una donna. Suppongo di si. 
Ha dei figli. Ma di loro non so il nome. Noi parliamo.

Plinplinpi, il good news mi ha avvisata che ho una nuova e-mail. Vado a leggerla, è di un amico. Chiamo così le persone con cui parlo.  Non so dove vive. 
La sua faccia è quella di un rivoluzionario. I grandi uomini che in pochi conoscono. Di quelli che non hanno il volto stampato sulla tazza della colazione o sulla t-shirt con cui si va per negozi. Perché ci sono cose che non si dovrebbero lavare. 

Aragoto, eroe del Kabuki
Non so cosa indossa per andare a lavoro, né se le scarpe sono intonate al suo vestito. Ho visto un film, tanti anni fa. All’inizio guardavo lo schermo senza tanto entusiasmo, e poi, poi sono rimasta incollata lì, sospesa dentro la storia. Anche lui, ha guardato lo stesso film, e si è detto… una scemenza… poi passano i minuti e non ti stacchi più… Ma non sapevamo di esistere. 
Adesso so che abbiamo visto anche altri film, gli stessi. Non so se fuma o se al mattino prende subito il caffè, magari amaro. Noi parliamo.

È così raro parlare!

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