sabato 27 dicembre 2014

Ken Loach “Jimmy’s Hall, storia d’amore e libertà”. James “Jimmy” Gralton: quello che il film non racconta.


Un grammofono: la voce nera dai solchi di un vinile anch’esso nero e la faccia pallida di Padre Sheridan. «…si comincia con i balli, i canti, le feste e si finisce coi libri di Karl Marx», ci sono scene
e frasi di un film che ti restano impresse più di altre, queste sono di quelle, ma non le sole. “Jimmy’s Hall, storia d’amore e libertà” è un film che ne contiene molte di belle frasi, Il regista Ken Loach e lo sceneggiatore Paul Laverty non ne hanno fatto economia nel costruire, non tanto la storia dell’irlandese “comunista” James Gralton, quanto le speranze del sognatore progressista Jimmy e di una sala. E in questo periodo dell’anno dove tutti vorrebbero trovare un regalo, il sogno della Jimmy’s Hall è uno di quelli da scartare tutto l’anno.

Ma di James Gralton si conosce poco, la sua fu “tecnicamente” una figura diremo in appendice, rispetto ad altri nomi che s’imposero per importanza in Irlanda nelle varie fasi che portarono alla formazione di un socialismo gaelico, fino all’insurrezione rivoluzionaria e all’affrancarsi dal colonialismo britannico.

James Gralton, nasce a Effernagh nel 1886 nella Contea di Leitrim, in Irlanda, la madre Alice  Campbell ha una piccola biblioteca ambulante, porta libri in giro per la Contea e il padre Michael è un attivista del movimento cooperativo. A 12 anni lascia la scuola per lavorare dapprima come ragazzo di bottega  ed in seguito a Dublino come barista, è un giovane “irrequieto”. Si arruola nell'esercito britannico e diserta dopo il procedimento disciplinare, per aver rifiutato di servire con il suo reggimento in India. Fu un periodo di spostamenti che lo portarono in giro per il paese, lavorò nei bacini di Liverpool, nelle miniere di carbone del Galles, fino al 1907, quando, per un breve periodo, fece ritorno a casa prima di emigrare in America.

James continua anche qui il suo errare, nel 1909 si unì brevemente alla US Navy, ottenendo automaticamente la cittadinanza degli Stati Uniti, lavorò poi come tassista e barman. Ed è questo periodo, che lo vide particolarmente attivo sul fronte politico, la sua decisione di staccarsi dal movimento feniano di cui faceva parte, disilluso oramai dal conservatorismo del  Fenian Brotherhood (una società segreta rivoluzionaria di Irlandesi d’America, fondata nel 1858 a Chicago da J. O’Mahony, con lo scopo di liberare l’Irlanda dal dominio inglese. Il movimento feniano, affidato soprattutto all’azione terroristica, non ebbe successo e confluì poi soprattutto nel Sinn Féin.), e di aderire al partito comunista americano.

All’indomani della rivolta di Pasqua del 24 aprile 1916, James Gralton fonda un circolo in onore e in memoria di James Connolly, Comandante della Brigata di Dublino. Connolly, sindacalista e rivoluzionario irlandese, fondò nel 1913 l’ICA (Irish Citizen Army), un gruppo armato e ben addestrato con il compito di difendere lavoratori e scioperanti dalla brutalità della Dublin Metropolitan Police; fu tra i pochi politici di sinistra della Seconda Internazionale che si opposero alla Grande Guerra (Sarti 1997); fu giustiziato dagli inglesi,  insieme ad altre 15 persone, per il rilevante ruolo che ebbe, nella rivolta di Pasqua, la Brigata di Dublino, di cui Connolly era Comandante in Capo. Ad essere fucilato insieme a James Connolly fu anche il letterato e poeta irlandese Pádraig “Patrick” Pearse, nonché teorico della rinascita dell’identità gaelica e  figura di primo piano degli Irish Volunteers.

La rivolta di Pasqua si alimentò alla Liberty Hall di Dublino (Un piccolo palazzo, oggi è un grattacelo che si affaccia su O'Connell Bridge, sede del  SIPTU, il più grande sindacato d'Irlanda) che ospitava al suo interno le sedi dell’Irish Socialist Republican Party, delle organizzazioni femminili, dei sindacati, le redazioni di diversi giornali e la sede dei Fianna (Un movimento fondato dalla contessa Costance Markiewicz, termine gaelico traducibile in guerrieri. I Fianna avrebbero dovuto essere la risposta irlandese ai britannici Boy Scouts. Ma se lo scopo iniziale fu quello di colmare un aspetto trascurato dai movimenti “insurrezionalisti”, quello di guardare all’educazione ed al gioco dei loro ragazzi, ben presto divenne uno strumento per preparare i giovani irlandesi alla lotta armata). l’Irish Citizen Army di James Connolly e una fazione dei Volunteers capeggiata da Patrick Pearse credettero fortemente che una rivolta indipendentista si sarebbe estesa in tutta l’Irlanda, portando l’isola ad una rivoluzione sociale. Il primo passo: la conquista di Dublino e l’occupazione dei punti chiave della città. Gran parte degli insorti  si diresse al palazzo delle Poste Centrali, qui, una volta occupato, proclamarono il “Governo provvisorio della Repubblica d’Irlanda” e Patrick Pearse lesse la dichiarazione d’indipendenza. Un documento “rivoluzionario” per gl’irlandesi: completa libertà religiosa e civile e parità di diritti tra i cittadini.  E proprio davanti al palazzo delle poste venne annunciata la creazione dell’esercito della nuova repubblica: l’IRA (Irish Republican Army), nato dalla fusione degli Irish Volunteers e dell’Irish Citizen Army. Le cose andarono però molto diversamente, l’intervento della popolazione non fu quello aspettato e l’esercito britannico in poco meno di tre giorni soffocò la rivolta in un bagno di sangue.


Il sacrificio di tanti uomini e tante donne, non fu inutile, ma segnò una svolta, un cambiamento, una spinta verso la guerra d'indipendenza irlandese (in inglese Irish War of Independence, in gaelico irlandese Cogadh na Saoirse). L'Esercito repubblicano irlandese nel 1919 dichiarò guerra al governo britannico in Irlanda. Il conflitto terminò con l'accordo del 6 dicembre 1921, che istituiva lo Stato Libero d'Irlanda, con l’esclusione di una parte delle contee dell’Ulster, a maggioranza protestante, che rimasero nel Regno Unito. Il resto è un’amara storia che ben conosciamo (per chi volesse approfondire o raffrontare, legga qui)
Ed è proprio nel 1921 che Gralton decise di tornare in Irlanda, animato dallo scopo di formare volontari e intervenire sulle gravi questioni sociali che laceravano la sua terra.  Su un terreno di proprietà della sua famiglia, costruì con l’aiuto degli amici e dei sostenitori la Pearse-Connolly Hall, una sala “comune” per fornire corsi d’istruzione ai giovani diplomati, dove ascoltare musica, leggere e soprattutto promuovere eventi sociali. Repubblicani, agricoltori, sindacalisti, giovani, uomini e donne, alla ricerca di una nuova “identità”, s’incontravano e univano le loro forze anche contro le ingiustizie sociali, soprattutto legate alle c.d. dispute sulla terra e  ai soprusi perpetrati dai ricchi proprietari terrieri nei confronti dei fittavoli. L’impegno di Gralton e l’attività della Pearse-Connolly Hall non garbarono molto al nuovo esercito nazionale, né tanto meno alle autorità ed ai “poteri” locali.  Lui non solo era un progressista, ma soprattutto qualcosa di più temibile: un uomo che la gente ascoltava.  Ed era riuscito a fare della sala un punto di riferimento anche per le istanze sociali della comunità.

James Gralton, venne arrestato e dopo un breve periodo trascorso in prigione, decise di fare ritorno in America. Ricominciò con i suoi lavori saltuari, tra cui anche la vendita di ghiaccio per l’Hygeia company, ma continuò a prendere posizione sulle azioni e le scelte che avvenivano nella sua terra, aderì in questi anni, all’Associazione repubblicana Leitrim di New York e si oppose fortemente alla formazione dei gruppi settari dei Fianna.
Dopo un esilio forzato di quasi 10 anni, nel marzo del 1932 tornò  in Irlanda, nella Contea di Leitrim, a casa sua.  Qui James Gralton cominciò a migliorare la fattoria, portando avanti ed intensificando il suo attivismo politico, partecipò alla creazione di cellule di lavoratori rivoluzionari e iniziò la vendita del giornale Workers Voice. Nel Maggio 1932, aderì al Fianna Fáil nella speranza di ottenere una piattaforma per le sue attività politiche, esortando il partito a creare occupazione nelle aree locali, ma fu espulso poco dopo per le sue convinzioni radicali. Nel mese di agosto 1932 si unì all’IRA. Ma soprattutto riaprì la Pearse-Connolly Hall.

Le idee progressiste di James Gralton, il suo bisogno di giustizia sociale, ancora una volta attirarono l’ostilità non solo dei ricchi proprietari, ma anche e soprattutto dei sacerdoti locali che vedevano nella Hall un covo di comunisti e prostitute, “...in Irlanda fino a meno di vent’anni fa le donne non sposate che avevano avuto dei figli, o che avevano una condotta considerata “peccaminosa”, venivano spesso rinchiuse in istituzioni gestite dalla Chiesa e finanziate dallo Stato, dove lavoravano per espiare le loro colpe (con la complicità della famiglia, per evitare il “pubblico scandalo”). È stato calcolato che circa 30mila donne sono state ospitate da strutture del genere nel corso dei 150 anni di storia di queste istituzioni, conosciute come Case Magdalene. L’ultima Casa Magdalene in Irlanda è stata chiusa il 25 settembre del 1996. La storia di queste donne è stata raccontata anche in diversi documentari e film: Sex in a cold climate del 1998, Magdalene del 2002 e Philomena del 2013.” (Il Post.it, 5 giugno 2014  )

Jimmy’s Hall, storia d’amore e libertà di Ken Loach, scena
Eccola! È proprio questo luogo di “perdizione” la Jimmy’s Hall di Ken Loach, una casa del popolo dove discutere, dipingere, leggere libri, recitare le poesie di Yeats, perdendosi nei versi di "La canzone di Aengus il vagabondo", cantare, ascoltare il grammofono e i primi dischi in vinile, lo swing o l’Africa nera del Jazz nella voce di Bessie Smith e poi danzare, unendo le ventate di nuovo che Jimmy porta dall’America alle danze tradizionali, al folklore, a tutto quello che è Irlanda. E sono proprio i giovani della contea quelli più assetati di libertà, quelli che più di tutti hanno bisogno della “sala” «La sala, Jimmy… Per favore, Jimmy… Mio zio ha seguito (nella sala) i corsi per lavorare il legno. È uno dei migliori falegnami della città. Tess potrebbe utilizzare la sala per le sue lezioni di arte. I dipinti e i disegni sono meravigliosi... Non c'è lavoro. Non c'è nessun posto per noi… Non possiamo andare in America come te. La legge sull’immigrazione è cambiata. Siamo bloccati qui. Vogliamo smettere di girare a vuoto. Vogliamo ballare, Jimmy. Da qualche parte dove non c’è sempre una guardia o un sacerdote tra noi con un bastone. Da qualche parte calda…» (dialoghi da Jimmy’s Hall)

Il sognatore progressista Jimmy di Ken Loach sta tutto in questa sala, nella Hall, uno spazio dove “pensare, parlare, ridere, ascoltare, imparare, ballare”, perché la libertà si raggiunge attraverso il lavoro e l’istruzione. È questa la vera paura dei poteri forti, nel film i fascisti e ricchi proprietari terrieri da una parte e la Chiesa dall’altra, la consapevolezza che ognuno possa “prendere nuovamente il controllo” della propria vita e superare ogni superstizione, ogni barriera fittiziamente costruita, ed ecco nuovamente ancora un’altro dialogo di quelli che restano impressi: « Guardate cosa stanno facendo a Belfast. Questo è incredibile… Leggi questo, "The Falls e Shankill Unite": si mescolano fraternizzando i cattolici poveri con i protestanti disoccupati… Hanno anche combattuto contro la polizia… Oltre 100.000 per le strade. Protestanti e cattolici uniti ai funerali. I lavoratori che sfidano i leader dei loro sindacati…». Jimmy’s Hall è il riscatto, l’emancipazione femminile, la libertà di pensiero e di scelta, la forza, la resistenza, la solidarietà, la convivenza, uscendo dal cinema ci si chiede come abbiamo fatto a proclamare l’individualismo più esacerbato, unica e sola guida della nostra esistenza e verrebbe da dire della nostra ignoranza.  Uscendo dal cinema ti resta addosso anche la voglia di ballare, perché la Jimmy’s Hall è anche una sala da ballo, ed è anche  una storia d’amore oltre che di libertà, ma per una recensione al film di Ken Loach vi consiglio di leggere Ismaele qui.

Jimmy’s Hall, storia d’amore e libertà di Ken Loach, scena
Tornando a James Gralton, le sue prese di posizione, il fermento che si sviluppò intorno alla “sala” gli valsero un ordine di espulsione come straniero indesiderabile, con effetto dal 04 marzo 1933. Gli stessi Fianna Fail lo accusarono di “propagandare idee inglesi” e a nulla valsero gl’interventi a suo favore da parte di molti sostenitori della sua causa, ricordiamo Hanna Sheehy-Skeffington, suffragetta e nazionalista irlandese (fondatrice dell' Irish Women's Franchise League, per il diritto di voto delle donne); Peadar O'Donnell, scrittore e politico, considerato uno dei radicali più importanti nell’Irlanda del XX secolo; un comitato di difesa si costituì nella Contea di Leitrim per informare la stampa provinciale e nazionale. Gralton che nel frattempo si era dato alla fuga, venne catturato  il 10 agosto 1933 e deportato negli Stati Uniti.

Nell’ottobre dello stesso anno si candidò, senza successo, per il partito comunista nel 13 ° distretto di Manhattan. Continuò a dedicarsi alle associazioni dei lavoratori, così come molte furono le sue attività, per un breve periodo lavorò anche in una radio locale. Si sposò con Bessie Cronogue poco prima di morire in un ospedale di New York di cancro allo stomaco il 29 dicembre 1945.

Riferimenti:
-https://www.ria.ie/ (Royal Irish Academy)

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8 commenti :

  1. Lo vedrò prossimamente. Ti farò sapere.

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  2. Ciao Andrea. Aspetto le tue impressioni. Come hai letto a me ha sollecitato il conoscere meglio Gralton. Ma è difficile reperire materiale in italiano... ho fatto del miglio :)

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  3. Film noioso e troppo di parte, il peggiore di Loach

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    1. Benvenuto zorro. Io non mi occupo di critica cinematografica, l'ho trovato interessante come spunto per conoscere James Gralton, si fa molta fatica a reperire materiale in italiano.
      Mi ha molto colpito la sala... l'ho visto più come un omaggio. A presto e buon fine settimana.

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  4. Dopo "the wind that shakes the barley" il miiglior film di Ken Loach, dove il reazionarismo della strutttura clericale cattolica apppare in tutta la sua cruda e oscena realtà. Con "The third man" di Carol Reed e "Local Hero" di Bill Forsyth i quattro migliori e più significativi (ognuno nel suo ambito tecnico e filosofico)film inglesi di tutti i tempi. Rufus.

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    1. Grazie Rufus per aver sottolineato quello che io ho appena accennato ad apertura post e per aver citato dei "capolavori" del cinema. Ci sono film a mio avviso che sono dei doverosi omaggi a chi ha cercato di "rifare" la storia, Jimmy’s Hall è uno di questi.
      Senza questo cinema, che diventa fonte storiografica, documento, spesso non ci sarebbe una memoria storica collettiva.
      Sosteneva Ingmar Bergman: “Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima.”
      È proprio la forza del "cinema parola" che dovrebbe coinvolgerci, ma siamo una generazione fortemente "distratta".
      Grazie ancora per la stimolante "chiacchierata" e per essere passato da queste parti. Al piacere di rileggerti.

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    2. Cara Santa S,ti ringrazio per le gentili parole. Il fatto è che di fronte allo sfacelo in cui il mondo sprofonda senza una apparente via d'uscita, si può rimanere sconvolti dalle più semplici verità, che siano esse calate emotivamente nel profondo e coinvolgente verde irlandese, dentro un "famine cottage" o in una tenera sala da ballo piena di speranze di vita migliore, (dedicata però a Padraig Pearse e James Connolly, messi a morte brutalmente dopo l' "easter rising" del 1916 per aver voluto, insieme a tanti loro compagni, liberare l'Irlanda dal brutale sfruttamento inglese).
      Si può, come ci insegna il Fado portoghese, amare anche le nostre disgrazie perchè fanno parte della vita, con la stessa intensità dei nostri momenti più felici, ed è proprio per quello che siamo in grado di ridere e piangere contemporaneamente.
      "A menzus bidhere!" (a ben rivederci). Rufus.

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    3. Con piacere ti rileggo!
      “Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominate dai venti e pioggia benedetta. A parte la follia di ucciderci l’un l’altro per motivi irrilevanti, eravamo felici.” (Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri [1996], Ilisso, 2000, p.8).
      E le follie possiamo vederle anche affacciandoci alla finestra (almeno io), ne avevo scritto qualcosa in questo mio pensatoio qui:http://lasantafuriosa.blogspot.it/2014/04/poema-di-povere-anime.html (se ne avrai voglia e tempo). E concordo con le tue ultime battute, io ad esempio considero l'ironia una salvezza, guai a non saper piangere e ridere (anche se far ridere è molto più difficile del far piangere, siamo più inclini alla lacrima facile e di maniera).
      Non so risponderti nella tua lingua, faccio già fatica con la lingua madre, ma di sicuro a ben ritrovarci Rufus.

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